Carolina Gatti (Veneto)

De Vini Corsari

Carolina Gatti è una persona entusiasta, viva, che approda nel mondo del vino con naturalezza, ricorda sempre infatti i suoi momenti di gioventù passati in cantina con suo padre, questo la porta ad effettuare gli studi di enologia. I suoi vini sono quelli tradizionali della zona trevigiana, l’esatta espressione di quei vini, così da lei chiamati “senza balle”, ovvero senza tante storie e soprattutto senza i numerosi artifici che attualmente troviamo nella sua zona. Dal 2012 è lei che gestisce l’azienda con l’aiuto della sua famiglia e sotto l’occhio attento di suo padre. Coltiva 5 ha di vigna su cui troviamo 7 varietà, ma attualmente imbottiglia solo partite scelte.Qui presenta il Raboso Piave, vino dalle note solfuree dal vitigno Raboso, dal vitigno Glera produce il Prosecco ed infine dal Cabernet-Franc produce il Gat Ros. I vini sono prodotti in un’ottica d’essere consumati a tavola durante il pasto in un puro stile conviviale.

Aurora (Marche)

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E’ una comunità di persone che hanno insieme realizzato un sogno, quello di vivere la natura e di lavorare la terra in modo che possa dare frutti. Il terreno, le piante ed il luogo sono le prime cose che vogliono rispettare e mantenere nel tempo. Così è nata Aurora, ancora prima che si specializzasse nella produzione di vino. Con il tempo hanno visto che tramite il frutto della vite potevano esprimersi ed esprimere il loro territorio assecondando i capricci della natura. Non utilizzano nessun tipo di chimica e da sempre sono stati un’azienda biologica. I vini, fini, precisi e dalla bella personalità ci raccontano la bellezza un angolo delle Marche nella provincia di Ascoli Piceno.
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La Distesa (Marche)

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Corrado Dottori si racconta nel suo bel libro “Non è il vino dell’enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente”. Il suo trascorso nella quotidianità urbana e il lavoro in una banca milanese a servizio di un’economia “impazzita e truffaldina”, lo spingono ad una scelta radicale: fare l’agricoltore. Come punto di partenza il supporto della moglie Valeria, un ettaro di vigna a Cupramontana e una cantina da sistemare. I guru dell’enologia, la burocrazia, le logiche del marketing – che sono il deleterio contorno del vino-, non sono abbastanza per distoglierlo dal ritrovato rapporto con la ruralità, che trova radici nella conduzione biologica dei vigneti.

La Distesa è oggi una comunità rurale nel cuore della zona classica del Verdicchio dei Castelli di Jesi, consiste anche di olivi, orto, foraggio, bosco.

La finanza, il capitalismo e le mode da un canto, e la prospettiva dell’agricoltore-contadino che tutela luoghi e semina nuove idee dall’altro; “Musica e cultura. Pensieri, sogni e visioni di un vignaiolo indipendente” sul blog di Corrado “La Distesa.blog vino e territorio”.

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Vittorio Graziano (Emilia Romagna)

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“L’unica viticoltura in grado di valorizzare il territorio è quella naturale che non altera il suolo, così come la vinificazione con rifermentazione spontanea in bottiglia è l’unica che garantisce il mantenimento di quei doni che la natura ha regalato all’uva”. Uomo forte e dai forti ideali, Vittorio Graziano non si lascia abbindolare, lui ha un’idea precisa di come raccontare la sua terra attraverso il vino, è un’idea che si è fatto con il tempo, chiedendo in passato alle persone anziane. Coltiva Lambrusco Grasparossa e Trebbiano Modenese, con viti da selezione massale, in cantina lavora in modo naturale. Interessante è come abbia ripreso una vecchia tradizione di vinificazione: “Il Trebbiano murato”, sarà da scoprire… ma una cosa è certa, i vini di Vittorio Graziano hanno bisogno di tempo e pazienza per essere apprezzati, ma poi non si tornerà indietro, giammai!
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Testalonga (Liguria)

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Nino è nato e vive a Dolceacqua, piccolo e nascosto comune della Liguria, praticamente a confine con la Francia. E’ in quelle valli difficili da lavorare che lui ha numerose piccole terrazze dove coltiva la vite e l’olivo. Nino ha imparato a lavorare la vigna e a fare il vino con suo fratello grazie al padre e, dopo tanti anni, ha imparato anche a capire il Rossese, vitigno che a Dolceacqua regala emozioni. Vini fini e tanto longevi, le vendemmie di Nino oramai sono più di 50, non ha mai cambiato il suo modo di operare ne in vigna dove utilizza solo rame e zolfo ne in cantina dove non utilizza additivi. Un lavoro duro dal gesto tradizionale che ha perdurato per mezzo secolo. I suoi vini raccontano un terroir nascosto tutto da scoprire.

Skerk (Friuli Venezia Giulia)

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O forse è meglio dire Carso, si perché il Carso ha davvero una sua affascinante identità. Territorio duro e selvaggio formato dalle sue caratteristiche doline che definiscono quei pochi ed eccezionali punti per fare una viticoltura ai limiti, sulla roccia calcarea, in costante lotta contro la Bora.Skerk è testimone del passato, del savoir faire degli anziani del Carso, porta avanti la viticoltura ancora con pratiche di vecchia data e lavora con le varietà simbolo del suo territorio: Il Terrano, la Vitovska e la Malvasia Istriana.Affinamento del lavoro in vigna, sapiente selezione delle uve, accurata vinificazione e poi…tempo, lui aiuterà il vino a ritrovarsi nella sua finezza e complessità. Un bicchiere di Carso! Salute!

Eugenio Rosi (Trentino)

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Estroso vigneron, Eugenio Rosi, amante di passeggiate in vigna fin dalla tenera età, è un appassionato ricercatore di terroir sui quali esprime il suo Trentino.Dopo una serie di esperienze in cantine della zona è nel 1999 che decide cominciare il suo sogno da produttore.Utilizza alcune tra le varietà locali come il Marzemino e la Nosiola, la prima coltivata secondo la tradizionale pergola, la seconda su piede franco.Le vinificazioni sono condotte naturalmente senza utilizzo di additivi o coadiuvanti enologici, i vini riposeranno poi in botti grandi di rovere di slavonia o in piccole botti di legno di ciliegio. I risultati sono incredibili.
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Togni-Rebaioli (Lombardia)

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Enrico Togni è un giovane viticoltore difensore convinto della sua terra, la Valcamonica, distante dagli occhi di tanta gente si batte per mantenere viva una tradizione vitivinicola a lui tramandata dal nonno. Dai vigneti a pergola ai muretti a secco, dal vitigno Erbanno alla riscoperta di un potenziale locale.

Enrico si è fatto carico di una grande responsabilità, quella di raccontare un territorio dove oramai troppi sono gli anziani stanchi nelle vigne. Avrà tanto da raccontarci e da emozionarci con i suoi vini. Un corsaro da non perdere!
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Odilio Antoniotti (Piemonte)

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La storia di Odilio, vignaiolo della Provincia di Biella, nasce da molto lontano, quando nel 1700 un parente Antoniotti iniziò ad occuparsi delle terre di una parrocchia. Il discendente Lorenzo Antoniotti, nel 1861, appena dopo l’Unificazione, acquistò i primi 4400 m2 nella zona di produzione del Bramaterra. A inizio ‘900 conquistarono i primi premi per i loro vini rossi. Oggi Odilio è un testimone del suo territorio, vignaiolo con 5 ettari con varietà coltivate per la produzione del Bramaterra, come il Nebbiolo, la Croatina, la Vespolina e la Bonarda.

Dopo un passato da chimico ed agente di commercio decide di dedicarsi esclusivamente alle vigne di famiglia nel 1997.

I suoi vigneti sono situati su terreni di porfido di origine vulcanica a circa 400m, 450m di altezza e condotti senza fitofarmaci. Il porfido crea terreni molto poveri e drenanti ma cricchi di minerali che donano delle note sapide uniche del Bramaterra.
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Bernabeleva (Madrid, Spagna)

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Juan Diez Bulnes decide recentemente di mettersi a fare vini onesti e di qualità come i vini del suo predecessore, Vicente Alvarez-Villamil, un medico visionario che comprò l’azienda nel 1923. Siamo ai piedi della Serra de Gredos, a San Martin de Valdeiglesias a sud ovest di Madrid, una regione vitivinicola in svendita. Marc Isart è l’enologo in carica e Raul Perez invece si occupa della viticoltura suoi 35 ha di proprietà, vigne vecchie su cui sono presenti le varietà: Garnacha, Albillo, Moscatel de Grano Manudo e Tinta Morenillo. La viticoltura biologica e biodinamica rispetta il terroir e promuove un rialzo della qualità in ogni parcella. I vini Navaherreros e Cantocuerda sono vini di assemblaggio, altre tre parcelle al contrario vengono vinificate separatamente, le parcelle sono: “Arroyo de Tórtolas”, parcella di suolo granitico esposta a nord con un’età media di 65 anni ed una altitudine di 800 metri; “Carril del Rey”, una vigna di 80 anni esposta a sud su di un suolo granitico u  po’ più profondo; infine “Viña Bonita” una parcella di 80 anni situata in una zona in costa della collina su di un suolo più compatto delle precedenti ad un’altezza di 700 metri. Marc Isart esplora con passione ed energia il potenziale della zona, per progredire e capire come migliorare i propri vigneti. Trasmette sogni e fatti tangibili, in un’approccio sincero e stimolante, un progetto pioniere che merita tutta la nostra attenzione.
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