Marc Isart (Madrid, Spagna)

Nella parte orientale di Madrid, nel paese di Belmonte di Tajo (famoso per il suo formaggio Manchego), è nata quella “benedetta maldición”, che ci regala la possibilità di bere “vini di sete”, provenienti da vigneti vecchi e alberelli molto storti, con le uve Malvar (o Lairen) in bianco, Tempranillo, Garnacha.
Qui vive Marc, alla ricerca del piacere nei suoi vini, con la riflessione: “dobbiamo pensare al vino come godimento. In Spagna si è prodotto troppo vino per “concorsi di bellezza” e poco vino gastronomico, per questo la gente ha smesso di consumarlo. Nella primavera o d’estate, è difficile finire una bottiglia se il contenuto ti lascia secchezza, legno, marmellata…Io non ne sono capace. Perciò insisto sull’etichetta, a rimarcare l’importanza di produrre vino per berlo facilmente”
Marc Isart pratica una viticultura ecologica, e non sente la necessità di certificarsi in nome di una coscienza già propria del passato tradizionale e organico, che non rinvendicava la propria etica. Convinto che la relazione con i suoi clienti sia la cosa fondamentale, la fiducia viene prima dell’etichetta.

Quinta da Serradinha (Lisboa, Portogallo)

António Marques da Cruz è un vignaiolo che continua il lavoro iniziato alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, per produrre in una denominazione Encostas de Aire, poco conosciuta oggi, ma storicamente rinomata per essere stata lavorata dai monaci Cistercensi provenienti dalla Borgogna, e che si situa in prossimità dei celebri monasteri di Alcobaça, Batalha et Tomar.
Coltiva 7,5 ettari di vigna, in un clima che subisce l’influsso oceanico e su dei suoli argillo-calcareo, condotti da venti anni secondo i principi dell’agricultura biologica, uno dei primi in Portogallo. I vitigni rossi Baga, Alfrocheiro, Castelão, Touriga Nacional producono delle annate fresche, con tannini pronunciati, che sono fatti per evolvere armoniosamente in bottiglia. In bianco, Arinto et Fernão Pires danno origine ad un bianco leggermente macerato, floreale, con una materia untuosa e fresca in bocca. Lascia tempo al vino e non si lascia spingere dall’impazienza del mercato, alla ricerca di vini con maturità prima di metterli in vendita, la qual cosa permette di degustare vini ben affinati e di riscoprire delle vecchie bottiglie. Antonio comincia oggi a vedere il suo lavoro riconosciuto e i suoi vini gli assomigliano: sinceri, radicali e nellostesso tempo fluidi e molto digeribili.

Mateus Nicolau de Almeida (Douro, Portogallo)

In arrivo dal paese di Vila Nova de Foz Côa, nel Douro superiore, Mateus giunge da un luogo in cui si sono scoperte incisioni rupestri paleolitiche, nei pressi del fiume Côa. Per questa ragione lo chiamiamo “uomo della caverna”, amante dell’arte più “selvaggia” e libera dalle convenzioni. Ha lasciato Muxagat, cantina da cui erano spuntati vini “scistosi”, e ora ha costruito la sua piccola cantina scavata nel scisto, per produrre vini che restituiscono le varietà del Douro, dal Baixo Corgo più occidentale al Douro Superiore più arido e orientale.  I vini sono un viaggio che si percorre interamente a vapore , per mezzo del “Transdouro Express”,  facendo ponte tra l’Altantico e il Douro profondo. La sua produzione perpetua l’impegno della famiglia Nicolau de Almeida, per il progresso del Douro viticolo.

Iago Garrido (Ribeiro, Spagna)

Iago fa parte della nuova generazione di viticoltori di Galizia, che creano dinamismo e stimoli nel panorama del vino iberico. In una zona storica per il vigneto europeo (Ribeiro era la regione con la maggiore produzione vinicola nel Novecento), dopo la migrazione verso i centri urbani e l’abbandono della viticoltura, ora si animano nuovi progetti volti a far emergere i vini di territorio, da viticoltura e vinificazioni ispirate a metodi biologici, biodinamici e naturali. Insediata nel “Lugar de Rioboó”, che sembra un piccolo anfiteatro protetto da boschi, l’azienda nasce 5 anni fa con 4ha di terreno, di cui 2,5 ha sono vitati con uve autoctone bianche quali Treixadura, Albariño, Godello, Lado, Loureira blanca, e anche i rossi Caíño longo, Caíño da terra, Brancellao e Sousón. I suoli qui sono poveri, e di granito. Iago vinifica guidato dal suo intuito, curioso e pronto a rischiare e sperimentare strade diverse, libero dalla tecnica enologica o dai criteri del mercato. Il suo attegiamento puro generoso e attento, ne fa un attore importante nell’introduzione di nuove pratiche nella zona, e nella forma di promozione; valori questi, che potrebbero renderlo un interprete che valorizzi a dovere una regione, che a detta del nostro amico vignaiolo Mateo, è la più promettente del panorama galiziano

Domaine Chamonard (Beaujolais, Francia)

Per quelli a cui piace scoprire dei vignaioli calorosi e dal senso dell’umorismo tagliente, la scoperta di Geneviève e Jean-claude Chanudet è una boccata d’ariafresca in un mondo formattato dove l’attitudine formale e gli interessi commerciali prendono spesso il sopravvento sulla spontaneità e la voglia di scherzare. È una coppia che si completa a meraviglia, sia fisicamente che caratterialmente (Geneviève in dolcezza e moderazione mentre le Chat Jean-Claude è un vero goloso avvolto da generosità e tenerezza nascoste dalla sua barba).
Lontano dalle mode e dal superfluo, coltivano il loro giardino di Morgon con dei vecchi ceppi di vigne di Gamay, ereditate dal famoso padre Chamonard, il papà di Geneviève, e delle vigne acquistate in seguito per produrre dei Morgon e un poco di Fleurie, tutto nella golosità della loro gioventù ma con grande capacità di invecchiamento, come si può notare dal grande numero di vecchie annate ottime e che talvolta vengono messe maliziosamente in commercio dal Domaine Chamonard. Quando i vini sono un poco meno buoni (o un po’ meno all’altezza), Le Chat li declassa in Romanée-Conti, e questo ci da chiaramente l’idea del livello…

Victoria Torres (Canarias, Spagna)

Scoperti in Galizia nel 2015, i vini di questa giovane canariana ci hanno dato la voglia di isolarsi e partire per conoscere la zona di La Palma, e più particolarmente Fuencaliente, al Sud dell’isola. Qui Victoria ha assunto, da alcuni anni, la gestione di questa azienda familiare dove coltiva uve autoctone: Negramoll, Listan negro in rosso, Malvasia, Diego (Vijariego), Listan blanco…in bianco. Sui suoli vulcanici sono piantate vigne a piede franco situate tra i 200 e 1200 metri di altitudine. I vini sono delicati o opulenti (Malvasia per esempio), espressivi, e confermano il potenziale di questi vigneti coltivati in una riserva della biosfera, classificata Patrimonio dell’Umanità. Victoria tramanda il lavoro iniziato dal bisnonno, e cerca di restituire in forma artigianale la singolarità di questi vigneti, facendo vini onesti e senza trucco, con una personalità che cresce ogni anno. Orfana del babbo mancato troppo presto, sta perpetuando il lavoro familiare marcando ogni volta di più i vini con la sua personalità molto accattivante.

Gonella Vini (Asti, Piemonte)


San Martino
4,5 ha di vigneto: l’arneis, la barbera, la bonarda e il nebbiolo – in vigna solo rame e zolfo, in cantina solo uva e un poco di solforosa prima dell’imbottigliamento…
E le parole di Giulia:
“Dal 2014 ho incominciato a fermentare con le bucce anche il bianco arneis, per restituire dignità e corpo a questo vitigno; ho anche smesso di fare richiesta per avere DOC e DOCG: credo di più nel vitigno, nel territorio, nell’annata e nelle persone. E così le nostre etichette sono Vino Bianco GRANODISALE, Vino Rosso LATIPICA, Vino Rosso BONANOVA e Vino Rosso DUECORVI! La cascina in cui si trovano cantina e vigneto è quella in cui è nato mio padre Mario, nel ’46, io sono dell’ 81 e sono cresciuta a Rivoli, ma quasi tutti i fine settimana ero in campagna dai nonni e le esperienze in una fattoria sono oro per un piccolo in crescita. E così mi sono sempre sentita più “campagnina” che cittadina e quando ho compiuto 24 anni ho deciso che il mio lavoro sarebbe stato agricolo. Ora ne ho 38 e da qualche anno ho scoperto dentro di me un desiderio forte: portare me stessa, con sincerità, nel lavoro che svolgo. E questo è un lavoro bellissimo: mentre si conoscono sempre di più le varietà d’uva che coltiviamo, si conosce se stessi, in annate più o meno favorevoli e come nella vita si prendono decisioni forti e si fanno “scelte di campo”, così in vigneto ed in cantina si coltiva onestamente, non snaturando il vitigno e la sua espressione. E’ un mestiere che è vita.”

Eccoci nel Palatinato – la continuazione verso nord delle colline dei Vosgi, dove l’azienda ODINSTAL è situata. Con la più grande foresta della Germania nella schiena, e la fossa del Reno dirimpetto, prende il suo nome dal cru che ne è il monopolio. Sui cinque ettari di proprietà si trova una geologia composta da basalto, calcare conchiglifero e arenaria rossa.
Odinstal è divenuta un riferimento esemplare di unicità agricola nell’applicazione della biondinamica, e i vini – Riesling, Sylvaner, Pinot Bianco, Auxerrois, Gewürztraminer – sono dritti, empi di anima e ci parlano della materia prima. Fermentano tutti spontaneamente, poi invecchiano sulla feccia fine. Nella gamma si trovano sia vini senza solfiti aggiunti, sia vini che hanno ricevuto una adeguata dose prima dell’imbottigliamento. Per veri amanti dell’acidità!

Franzina (Valtellina)


Come per le altre edizioni, siamo contenti di accogliere un trio di vignaioli della Valtellina – l’unione fa la forza. Uno di loro, Franzina, ha fondato l’azienda nel 2014 dopo l’esperienza fuori provincia come agronomo, tra assistenza tecnica e sperimentazione. Il sogno di valorizzare una zona viticola difficile e quasi abbandonata nel paese di Buglio in Monte, fa sì che nel 2014 l’avventura inizi dai vigneti di famiglia (meno di un ettaro); negli anni a seguire vengono recuperati terrazzamenti incolti, tamponati gli abbandoni, e rimessa in vita la cantina di famiglia nel cuore del borgo, che accoglie la Chiavennasca e altri vitigni autoctoni. Artigianalità, pratiche agronomiche ed enologiche tradizionali, partecipazione, tutela, riscoperta e conservazione di un mondo contadino di montagna, sono le parole chiave. Il motto sulle nostre bottiglie parla chiaro, ogni bottiglia è 1 m² di paesaggio vitato, terrazzato, salvato.

Angol d’Amig (Emilia Romagna)

Chi trova un lambrusco, trova un amico.
Marco, che ha girovagato per lungo tempo di cantina in cantina – appisolandosi tra una damigiana e il biliardino nella sua casa\furgone, è un tenace entusiasta che ha lasciato il lavoro di un tempo, per diventare vignaiolo.
Da lui troverete spumeggianti bollicine di grande beva; ci raccomandiamo di non abusarne, come invece fecero le truppe imperiali sconfitte da Matilde di Canossa che, ciucche di Lambrusco, soccombero colte dagli avversari nel pieno di un sonno profondo.

I garagisti di Sorgono (Sardegna, Italia)

Questi tre corsari sardi attraccano per la prima volta al porto delle Langhe; partono da Sorgono – nel centro esatto della Sardegna -, fatto di dolci colline derivanti da disfacimento granitico (di accentuata acidità) e un’altimetria tra 500 e i 700 m.s.l.m.. In questa cartolina d’altri tempi continuano la tradizione, dopo 5 generazioni, cercando le basse rese e l’alta qualità per vigne longeve.
I vini sono ottenuti tutti con uve autoctone: prima il Mandrolisai (Uras) tipico uvaggio di Muristeddu (bovale piccolo), Cannonau e Monica, da un vecchio vigneto di 80 anni sulla cresta di una collina (Sa sedda) a 530 m. s.l.m. con bassissime rese, e coltivata a filare misto con un impianto di vecchi alberelli impiantati dal nonno di Pietro.
Gli atri tre vini sono poi la selezione di uve in purezza da altrettanti vigneti.
Murru è il Monica, che proviene dal Vigneto di Simone in località Pischina. La particolare esposizione e il terreno più grasso, danno caratteristiche particolari a questo vino, facendolo uscire dai suoi crismi classici, e conferendoli larghezza e profondità.
Il Cannonau (Manca) proviene dal vigneto più alto che possiedono (680 m. s.l.m.) in localita Figu, coltivato da Renzo. Il vigneto gode di più escursione termica e una costante ventilazione proveniente da ovest, che mitiga la maturazione dell’uva garantendo una forte freschezza del vino, coadiuvata dalla mineralità resa dal terreno di disfacimento granitico.
Il Muristeddu, antica uva autoctona del Mandrolisai, viene raccolto nelle vigne vecchie. Da qui il nome Parisi, che significa insieme. La tipica colorazione rubino, e i sapori e i profumi intensi caratterizzano il suo profilo ruvido e inizialmente nervoso…. ma come i vecchi saggi perde le sue intemperanze col tempo.